Dallo stesso autore di questo blog: Carmine Colella

sabato 29 ottobre 2011

FINCHE’

Marta sa parlare sei lingue e doveva vivere a Madrid. Con i suoi neuroni agitati che mescolavano significati ed incertezze aveva conosciuto l’America latina, l’Europa, l’Africa. Aveva scritto canzoni per i suoi amici, letto intere biblioteche, camminato da Trieste ad Istambul col suo ex fidanzato. La vita non poteva accettarla, della vita non poteva farne a meno. E poi?

E poi. Marta ha cinquantasette anni adesso, due figli, un lavoro rispettabile. Si alza alle otto, va a lavorare, prepara il pranzo, torna a lavoro, la sera è stanca e presto va a dormire. Niente di più. È una storia banale, prima la giovinezza, poi l’età adulta con le sue responsabilità, con le altre Marte possibili che ormai sono corse via dietro ad una serie interminabile di porte chiuse a chiave.

Le succede di aprire la porta la mattina e sentire un rumore, vedere un dettaglio, una nuvola storta che la riporta indietro. Si ricorda cosa è stata capace di essere. Si ricorda che prima sentiva di vivere mentre adesso sente semplicemente di durare. No, non si biasima, si gode soltanto quell’amarezza, quel suo sapere che quello che è adesso è solo una infinitesimale realizzazione dell’infinito che aveva dentro.

Non si lamenta. Dopotutto non sta poi così male. Dopotutto a trenta’anni aveva sentito quella necessità di sicurezza, di quotidianità, di stabilità incompatibile con la sua vita e con se stessa. Aveva scelto di fermarsi, di sposarsi, rimanere in cinta, partecipare alle riunioni di condominio. Niente di sbagliato, il futuro era diventato minaccioso, il suo bagaglio troppo pesante.

Così chiude la porta e va a lavoro, dove insegna ai ragazzini che è bene non avere paura finché non si ha, che è bene viaggiare finché si viaggia ed è bene fermarsi finché si è fermi, essere finché si è.


Autrice: Claudia Casini

4 commenti:

  1. complimenti Claudia, amaro ma molto bello.
    Emanuele

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  2. Hai ragione, l'amarezza è proprio ciò che lo rende così bello. I racconti iscritti al concorso riescono sempre a commuovermi e a stupirmi, ognuo in modo diverso, come non avrei mai pensato!

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  3. A me piace...fa riflettere...dopotutto penso che ognuno di noi si possa rispecchiare.

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  4. @ Claudia: realisticamente agro-dolce; con un tocco di fiabesco: = insegnare ai bambini che…=; chissà perché le donne di una certa generazione (tutt’altro che anziane) però ad un certo punto della vita hanno dovuto“scegliere”? Accipicchia. Bello, brava.

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