Dallo stesso autore di questo blog: Carmine Colella

mercoledì 11 aprile 2018

Per nove



Non gli importava del dolore, non gli importava degli insulti, quello che aveva fatto era giusto, il resto erano solo dettagli. Quando aveva visto quel compagno di classe in balìa di quel gruppo di bulli non aveva potuto fare a meno di intervenire. L'unica colpa di quel povero ragazzo era di essersi sempre impegnato nello studio e di aver preso sempre buoni voti. Come quei piccoli delinquenti anche lui non era particolarmente portato per lo studio, al punto di essere seriamente a rischio bocciatura, ma questo non gli sembrava certo un motivo valido per attaccarlo.

La decisione l'aveva presa d'istinto, si era lanciato, l'aveva difeso e, sebbene gli fosse costato un sacco di botte, non si era mai sentito più soddisfatto.

Mentre aiutava quel nuovo amico a rialzarsi tutto si sarebbe aspettato tranne che questi gli si lanciasse al collo per stringerlo forte in un abbraccio. Non gli aveva mai parlato prima, ma era come se si conoscessero da una vita. "Grazie" disse il ragazzo in lacrime, "grazie per il tuo coraggio, non lo dimenticherò mai". 

Non sapeva se fosse vero, non gli importava davvero, sapeva di aver fatto la cosa giusta e tanto gli bastava.

Dopo essersi salutati si avviò a casa sua e, rapidamente, i suoi pensieri tornarono all'interrogazione del giorno seguente, sapeva che se non fosse andato bene sarebbe stato bocciato, ma ci aveva provato e la tabellina del nove proprio non riusciva a ricordarla.

Ancora una volta pensò di essere stupido e che, probabilmente, la bocciatura era quello che meritava.

Non dormì, ma, nonostante tutto, il giorno dopo era pronto ad affrontare il suo destino.

Attese nervoso il suo turno di essere chiamato alla cattedra e, mentre i bulli del giorno prima, uno dopo l'altro, non riuscirono a rispondere alle domande del professore, vide un foglietto accartocciato atterrare sul suo banco.

Non capì da dove fosse arrivato, lo aprì e lesse.

Quello che c'era scritto lo lasciò interdetto: grazie per avermi aiutato, amico mio, abbi fiducia in te e ricorda che la soluzione è nelle dita che precedono e che seguono quello corrispondente al dito del numero che dovrai moltiplicare per nove. Apri le mani e guardale, ORA!

Gli ci volle un pò per capire, ma non era così stupido come credeva e alla fine gli fu chiaro.
In quel momento sentì il professore chiamare il suo nome, non aveva nemmeno avuto il tempo di provare se quel trucchetto funzionasse.

Dopo le minacce di rito del professore, riguardo all'imminente bocciatura se anche quel giorno avesse fallito, arrivò la temuta domanda: "quanto fa sette per nove?".

Quasi senza aspettare, già convinto che non avrebbe risposto, il professore poggiò la penna sul registro, ma stavolta la risposta arrivò: "sessantatré".

Stupito il professore lo guardò convinto che fosse stato un caso e si fosse buttato a indovinare. "Quanto fa otto per nove?" chiese ancora il professore.

Come la volta precedente premette sul palmo della mano il dito corrispondente al numero da moltiplicare per nove e stavolta era il medio della mano destra. restavano sette dita prima e due dopo, ora sapeva che la risposta era... "settantadue" disse convinto.

Alla fine gli fu chiesta l'intera tabellina del nove e non sbagliò mai.

Per ora era salvo e, mentre tornava incredulo al suo posto, in una classe di increduli, con alle spalle un professore ancora più incredulo, incontrò gli occhi dell'amico che l'aveva salvato e stavolta fu lui a sussurrare "grazie!".




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